Isole letterarie: Jón Kalman Stefánsson e Siri Ranva Hjelm Jacobsen a I Boreali
L'articolo che segue è stato pubblicato su Bookavenue
I Boreali Nordic Festival è
un'occasione imperdibile per gli amanti della letteratura e cultura
del Nord Europa. Organizzato dalla casa editrice Iperborea, che
pubblica in italiano una vasta scelta di scrittori boreali (ma anche
lettoni, lituani, olandesi, ecc.), si è svolto un mese fa a Milano.
Sono quattro anni, tanti quante le edizioni della manifestazione, che
sogno a occhi aperti leggendo il programma: chi mi conosce sa della
mia passione da groupie per gli scrittori del Nord. Questa volta non
ho saputo resistere e con mia somma gioia ho partecipato al Festival,
soprattutto perché ad aprire le quattro giornate ricche di
presentazioni, conferenze, film e tanto altro c'era lui, il mio
scrittore culto, Jón Kalman Stefánsson.
In realtà l'intervento di Stefánsson
non era l'occasione per presentare un nuovo libro ma, intervistato
dallo scrittore Andrea Vitali, ha parlato della sua scrittura in
generale. Se il sospetto leggendo i suoi libri mi era già venuto,
sentirlo parlare dal vivo mi ha confermato la sua vena ironica, il
suo sapersi prendere non troppo sul serio, ma anche la capacità di
rendere poche parole qualcosa di emozionante e suggestivo che ti
resta dentro. Se poteste curiosare nella mia libreria vedreste che i
suoi libri sono pieni di segnalibri e sottolineature (rigorosamente a
matita) per ricordarmi le frasi e i brani da leggere e rileggere
intrisi di una poesia asciutta ma che colpisce al cuore. E durante la
sua chiacchierata con Vitali, nonostante il tono leggero e in alcuni
casi molto da “salotto tv”, qualche perla è arrivata al
pubblico. Parlando del valore della scrittura, del bisogno che ha
l'uomo della scrittura, Stefánsson ha detto che rimarrà sempre
un'attività importante perché gli uomini non riescono davvero a
uscire da sé stessi e il cuore ha sempre bisogno di parole. “Se
volete rallentare il vostro ritmo e sentire battere il vostro cuore”
ha detto “sedetevi e scrivete una lettera a chi volete bene”.
Come era prevedibile si è parlato
anche di isole, visto che Stefánsson è islandese, della forte
identità culturale che si vive e si respira nella sua nazione.
Secondo lo scrittore la sua forza è determinata proprio dal fatto
che sono secoli che gli islandesi se ne vanno e poi ritornano. Se si
lascia la propria terra per andare all'estero, si capiscono molte
cose del luogo da cui si proviene che altrimenti non si
comprenderebbero. “È un
peccato che tutte le nazioni non siano un'isola perché è importante
andarsene”. E mentre si viaggia per il mondo “la lingua che ci
unisce è la letteratura, è lì che ci possiamo incontrare”.
Anche Siri Ranva Hjelm Jacobsen è
originaria di un'isola, un arcipelago di isole, le Fær Øer,
disperse nell'estremo Nord tra il Mare di Norvegia e l'Oceano
Atlantico. O meglio, sono originari di quei luoghi i suoi nonni
materni emigrati in Danimarca dove lei è nata. Di questo legame con
le Fær Øer la giovane scrittrice parla nel suo libro Isola.
Un legame che è esistito da sempre perché al suo luogo d'origine è
tornata tutte le estati. Ma nel romanzo, dice la Jacobsen, non si
parla solo della protagonista, di Abbi (il nonno), di Omma (la
nonna), bensì di tutti noi perché spostarsi da un luogo all'altro è
un'attività propria di tutta l'umanità, in particolare negli ultimi
due secoli. E proprio a questa necessità di spostarsi (che nasce da
tanti motivi, non solo quello economico) è legato il problema
dell'identità e come conservarla. Nelle nazioni piccole, come le Fær
Øer, accade che l'identità sia molto forte e questo è dovuto
spesso anche al silenzio, al tacere, come avviene in tutte le piccole
comunità. In questo silenzio, spesso, chi emigra perde molti
tasselli della propria cultura. Secondo la Jacobsen l'identità è
qualcosa di fluido, di mobile come un'isola fluttuante che non sempre
ti permette di tornare. Ma allo stesso tempo, e per fortuna,
l'identità oggi va al di là di un luogo fisico. Sono questi i temi
che animano il romanzo, ma anche la storia di una nipote che –
morta la nonna – torna col nonno alla ricerca delle proprie radici.
Insomma, se non conoscete ancora questi
due scrittori vi consiglio vivamente di leggerli e di apprezzare la
loro letteratura ironica, suggestiva, poetica e ricca di spunti per
riflettere.
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